Egitto

                   Un viaggio indietro nel tempo per scoprire i legami della città di Napoli con l’Egitto. La città che ospita nel suo Ventre la statua del Nilo rivela ai passanti i segreti di Iside, che a pochi passi aveva un Tempio in suo onore.

Così è possibili ammirare, a ritroso, il percorso nel Museo Archeologico di Napoli con la statuaria romana che si fonde con quella egiziana tra simboli e tecniche, tra marmi e divinità. Passando da Demetra e Iside, alla statua Artemide Efesina, si scende nei meandri della storia per entrare nella sezione Egizia.

Sin incontreranno le collezioni Picchianti risalente all’Ottocento, il Naoforo dei Farnese e la collezioni Borgia del Settecento con un totale di 2500 oggetti che vanno dall’Antico Regno (2686 avanti Cristo) all’età greco-romana (395 dopo Cristo), ovvero i ritrovamenti in Campania.

Ad accogliere i visitatori il Naoforo (portatore di tempietto) in granito nero, unico reperto della collezione Farnese, rinvenuto a Roma nel Seicento, primo pezzo egiziano esposto a Napoli già nel 1803, negli stessi anni della conquista napoleonica della terra dei faraoni. Poi si incontrano le divinità di Osiride e Iside, la sala successiva ci racconta il culto della morte e della statuaria egiziana, con epigrafi, la ‘Dama di Napoli’, nonché della Dinastia dei Tolomei il volto di Alessandro Magno.

C’è poi la mummia di una donna vissuta probabilmente a Tebe, tra il 959 e il 924 avanti Cristo, tra la XXI e la XXII Dinastia che sbuca dal suo sarcofago dipinto. Ancora visibili i capelli attaccati sul capo, le mani giunte in grembo. E le statuette degli Ushabti, amuleti della mummificazione, scarabei in pasta vitrea, collane, papiri, steli in granito con iscrizioni geroglifiche, piccoli sarcofagi in legno, vasi canopi.

Il coccodrillo mummificato con i suoi piccoli e la sala dei ritrovamenti in Campania soprattutto tra bacoli e Cuma, con la statuetta di Iside, gli Ibis di Ercolano e il Sistro. Non ci resta che tornare tra la sabbia del deserto e scoprire i suoni e gli odori di quel tempo, che oggi rivive tra i vicoli di Napoli e le sale del Museo Archeologico di Napoli.