Costruito sull’isola di Megaride, il più antico castello partenopeo nasconde i segreti e le leggende della città di Napoli.
Il Castel dell’Ovo (castrum Ovi, in latino), è una pietra di tufo che spicca nel celebre panorama del golfo.
Eretto sul luogo della fondazione nell’VIII secolo a.C., per mano cumana e sul complesso conventuale, raso al suolo all’inizio del X secolo dai duchi di Napoli, il castello divenne roccaforte e luogo di difesa della città.
Ruggiero il Normanno nel 1140 ne fece la propria sede e si trasforma in una cittadella fortificata, ma l’uso abitativo del castello tuttavia veniva sfruttato solo in poche occasioni. Con i Normanni, iniziò un programma di fortificazione sistematica con la torre Normandia e con Alfonso V d’Aragona, fu ripristinato il molo, potenziando le strutture difensive e abbassando le torri.
Dopo alcune distruzione avvenute durante il periodo il castello fu allora nuovamente e massicciamente ristrutturato, assumendo la forma che oggi vediamo. Mutati i sistemi di armamento – dalle armi da lancio e da getto alle bombarde – furono ricostruite le torri ottagonali, ispessite le mura, e le strutture difensive furono orientate verso terra, e non più verso il mare. Con i Borbone il castello fu fortificato ancor più con batterie e due ponti levatoi.
La struttura perse completamente la funzione di residenza reale e dal XVIII secolo anche il titolo di “fabbrica reale”, e venne adibito ad accantonamento ed avamposto militare, come fu con gli spagnoli quando bombardarono la città durante i moti di Masaniello, ed anche a prigione, dove fu recluso fra gli altri il filosofo Tommaso Campanella prima di essere condannato a morte, e più tardi alcuni giacobini, carbonari e liberali fra cui Carlo Poerio, Luigi Settembrini, Francesco De Sanctis.
Ma nelle segrete del Castello c’è davvero il famoso uovo di Partenope, ingabbiato da Virgilio?
Oltre i resti vi porterà a scoprire la verità.