Colerosi

Nel 1836 una grave epidemia di colera colpì Napoli mietendo un altissimo numero di vittime.

L’epidemia ebbe due fasi: la prima durò dal 2 ottobre 1836 all’8 marzo 1837. La seconda, più terribile della precedente, dal 13 aprile al 24 ottobre 1837.

Per seppellire i cadaveri fu inizialmente aperta una fossa comune presso il monte di Lotrecco, a fianco del Cimitero delle 366 fosse, abbattendo un muro di quest’ultimo. Il progetto del Cimitero dei Colerosi fu affidato all’architetto Leonardo Laghezza muovendo da un precedente progetto dell’architetto Luigi Santacroce, aggiungendoci la chiesa del Purgatorio.

Il cimitero accolse circa diciottomila corpi, molti di questi custoditi da solenni monumenti e cappelle gentilizie, e fu ampliato negli anni ’60 e ’80 dell’800, quando ebbe finito di adempiere al suo scopo fu dismesso e adibito a serra dell’ufficio giardini del Comune. Degna di menzione è sicuramente la statua di San Rocco, protettore dei colerosi, scolpita nel 1860 dai fratelli Vincenzo e Giuseppe Annibale.

Il cimitero presenta varie cappelle gentilizie o tombe monumentali ed è adornato da molte statue, esse appartengono a molti nobili e alla borghesia benestante che cadde sotto i colpi del morbo, tra questi molti importanti personaggi dell’epoca come Bernardo di Guèrard (pittore di Francesco I imperatore d’Austria), la duchessa Martina Caracciolo, Carlo Antonio Manhes (generale di Francia) e tanti altri.

In questo percorso culturale si potranno attraversare quei mesi e quegli anni che devastarono Napoli nel suo ventre e nei quartieri popolari, attraverso le parole e i testi di grandi autori come Francesco Mastriani e Ferdinando Russo, e le magiche parole di Matilde Serao.