Anfiteatro Avella

L’anfiteatro romano di Avella costituisce l’opera architettonica di epoca romana più importante della città situato che fu precedentemente già occupata da strutture abitative del periodo sannitico. L’antica Abella, si trova sulla via che collegava e collega tuttora la pianura Campana con il Sannio Irpino, ma era famosa per la coltivazione della nocciola, che prende il nome proprio da questo comune, ovvero la pregiata nux Abellana (avellana che in spagnolo vuol dire nocciola), che costituiva una risorsa economica, alla quale si aggiungevano lo sfruttamento dei boschi e l’allevamento nelle zone più alte.

L’unico avvenimento storico di un certo rilievo di cui si sappia da fonti scritte è la fedeltà a Roma durante la guerra sociale (91 a.C.- 89 a.C.) che fu punita nell’87 a.C. con la distruzione da parte dei sanniti che ancora occupavano Nola. L’anfiteatro fu eretto in opus reticulatum di tufo forse non molto dopo la deduzione della colonia, come quello di Pompei, di cui ricalca all’incirca le dimensioni.

Fu appoggiato all’angolo sud-orientale delle mura ed in parte al pendio naturale, poggia su grosse costruzioni a volta, mentre l’arena si trova sotto il livello circostante. Sono ben conservati i due vomitorii principali nell’asse maggiore dell’ellisse (itinera magna) con ambienti laterali, e il podio che divideva la curva dall’arena, e dei sedili in tufo dell’ima cavea interrotti in corrispondenza dell’asse minore da podii (tribunali); è rimasto abbastanza per permettere la ricostruzione. Un’immagine schematica dell’edificio è pervenuta sul fianco di una base onoraria di età imperiale. Nel tardo impero fu iniziata la costruzione di stalle nel podio, poi rimasta interrotta dagli eventi che precipitarono con la dissoluzione dell’Impero Romano d’Occidente.