Urbe Sanguinum

Lungo questo percorso che parte dalla Cappella di San Gennaro alla Chiesa di San Gregorio Armeno che contiene Santa Patrizia, si potrà parlare dell’importanza del Sangue come simbolo o come appartenenza di una parte della società. Per far questo bisogna ritornare all’uso sociale politico nel ‘500 dei mostri. In quella che viene anche chiamata l’età della divisione tra la Chiesa Romana e quella Protestante.

Alla Chiesa di Roma si contestavano i peccati (soprattutto di simonia), la dottrina del Purgatorio e le indulgenze che si pagavano;  proprio a Napoli nasce un detto e/o proverbio che citiamo: Senza sorde nun se’ cantano messe”. In questo dissenso tra i due pensieri religiosi inizia la battaglia di simbolismi, rappresentazioni, metafore e similitudini, processi e discussioni, in arte, letteratura e tesi: le cosiddette “stoccate” contro il nemico. Assistiamo alla nascita del libro dei mostri, ovvero, «Liber Mostrorum», che oggi individuiamo ipocritamente in “il diverso da noi”.

Ma tra i due litiganti, i laici (scienziati, ricercatori e medici) nel frattempo cominciano a indagare sulle cause naturali. L’idea del sangue che circoli sarà la vera rivoluzione nell’idea che l’uomo non è immobile, allora il sangue diventa un simbolo, il sangue che circola è l’economia che gira.

Plasmare la società, la realtà; oppure la cultura e la conoscenza ci plasmano, è il plasma (sangue) che si modifica o che ci modifica, ci rapporta a qualcuno o qualcosa. Ecco che il popolo utilizza la fuoriuscita di sangue per purificarsi e ricominciare: “…puozze itta’ ‘o sangue”, “te facce ascì ‘o sangue’ pe’ tutte ‘e parte”, “ ‘nu poche ‘e sangue’ pazze”, “ietto ‘o veleno”. Solo chi è eletto (dal popolo) ha il pathos (passione per..) ed il suo sangue è rifugio di dolore, di morte, di malattie; per le guarigioni è taumaturgo, è salvezza e rifugio dalla realtà, ecco perché Napoli è la città del sangue, ovvero l’Urbe Sanguinum. Essa elegge nei suoi patroni il soggetto “Medium” che con la liquefazione “Rito” (prodigio o miracolo) muove il sangue “Simbolum” e si purifica e rinasce.

La città partenopea, tra i suoi Santi patroni e figure miracolose, annovera dieci liquefazioni nella sua storia: il famoso San Gennaro per tre volte all’anno al Duomo; tutti i martedì Santa Patrizia e il 24 giugno San Giovanni il Battista nella chiesa San Gregorio Armeno (nella stessa chiesa vi erano San Pantaleone il 27 luglio, oggi nella Cattedrale di Ravello, e San Lorenzo il 10 agosto oggi nella Cattedrale di Amaseno -FR); San Filippo Neri il 26 maggio nella chiesa dei Girolamini; San Luigi Gonzaga il 21 giugno nella chiesa Gesù Vecchio all’Immacolata; Sant’Alfonso Maria de’ Liguori il 2 agosto nella chiesa della Redenzione dei captivi; Santo Stefano il 25 dicembre nella chiesa di Santa Chiara; ed infine Suor Maria Giuliana Arenare, in fase di canonizzazione, il 23 settembre in Santa Gertrude.