Annunziata

La Basilica della Santissima Annunziata Maggiore è da sempre un simbolo della città di Napoli perché legata alle mille storie dei suoi figli, della disperazione di molte madri.

La basilica attuale fa parte di un vasto complesso monumentale costituito in origine, oltre che dalla chiesa, da un ospedale, un convento, un ospizio per i trovatelli ed un “conservatorio” per le ragazze povere e/o prive di famiglia, che venivano internate per conservarne la virtù, ma anche fornite di una piccola dote per essere maritate. Nel 1343 la regina Sancha d’Aragona, moglie di Roberto d’Angiò, provvide a dotare la congregazione, che crebbe, da allora, all’ombra dei re di Napoli, assumendo la veste giuridica di Real Casa dell’Annunziata di Napoli.

Nei secoli gli edifici che costituivano il complesso furono variamente rimaneggiati: l’edificio principale tutt’ora ospita l’ospedale ginecologico e pediatrico, che ha un ingresso sull’omonima via con un arco cinquecentesco e dove di lato è visibile il pertugio attraverso il quale venivano introdotti nella ruota gli “esposti“, cioè i neonati che le madri abbandonavano, per miseria o perché illegittimi. Da questa condizione derivano i numerosissimi cognomi Esposito, Degli Esposti e così via. La ruota fu chiusa nel 1875, ma ancora per diversi anni i piccoli continuarono ad essere esposti, nottetempo, sui gradini della chiesa.

La chiesa fu realizzata nel XIII secolo dagli Angioini, ma fu completamente ricostruita e ampliata nel 1540 da Ferdinando Manlio. Ma l’edificio fu però quasi completamente distrutto da un grande incendio nel 1757 ed i lavori di ristrutturazione vennero affidati a Luigi Vanvitelli. Così ebbe un nuovo aspetto, ovvero, tardo-barocco, mantenendo però il possente campanile cinquecentesco.

L’interno si presenta molto ampio e prevale il suo principale intervento e del figlio Carlo che vi aggiunge la disposizione delle 44 colonne corinzie che raccordano la navata alle cappelle laterali. In particolare, le cappelle laterali, intervallate dalle possenti colonne binate, richiamano alla mente l’articolazione della Cappella Palatina nella Reggia di Caserta. Per consentire le celebrazioni religiose anche durante i lavori di ricostruzione, il Vanvitelli realizzò una chiesa sotterranea detta succorpo, indipendente da quella superiore, anche se posta in corrispondenza della cupola. Questa si presenta a pianta circolare e a volta ribassata, con sei nicchie-altare nelle quali furono sistemate delle sculture sopravvissute all’incendio. Un luogo suggestivo e ricco di arte e racconti, in cui hanno vissuto da bambini Gemito e De Mura.