Tunnel Borbonico

Dal 2010 è possibile scendere da più entrate nel sottosuolo di Napoli, tra palazzi quale Serra di Cassano e ritrovarsi in ambienti sommersi da metri e metri dal livello stradale del Tunnel Borbonico. Luoghi che nascondono la storia della città durante il periodo delle incursione aeree napoletane e post belliche, come il ritrovamento dei frammenti del monumento dedicato al fascista Aurelio Padovani.

Tra corridoi ed anfratti ci si ritrova in un lungo traforo sotterraneo, commissionato all’architetto Errico Alvino per decreto del 19 febbraio 1853 Ferdinando II di Borbone così da collegare Largo di Palazzo in piazza del Plebiscito con piazza della Vittoria, vera e propria via di fuga.

I lavori cominciarono subito, e furono intercettata la rete di cunicoli e cisterne legate all’antico acquedotto fatto costruire dal nobile Cesare Carmignano e le cave Carafa. A comportare difficoltà al prosieguo dell’opera furono anche la morfologia irregolare del colle di Pizzofalcone e, in alcuni punti, il mancato consolidamento delle ceneri vulcaniche in roccia solida, per questo i lavori si fermarono nel 1855. La morte del Re nel 1859, e le vicende storico-politiche che investirono il suo successore Francesco II delle Due Sicilie, ostacolarono la ripresa dello scavo, che rimase così incompiuto.

Oramai abbandonato fu ripreso durante la Seconda Guerra Mondiale e adoperato come rifugio antiaereo dal Genio Militare, elettrificati e forniti di brandine, arnesi da cucina e una serie di latrine. Nel ricovero antiaereo infatti poteva accadere che i napoletani rimanessero anche per molti giorni. Infine, negli anni settanta fu adibito a deposito giudiziario comunale dove fu ricoverato vario materiale, come masserizie, moto e auto sequestrate.