Teatro S. Carlo

“La prima impressione è di essere piovuti nel palazzo di un imperatore orientale. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita…”                    (Stehdhal, Rome, Naples et Florence, 1817)

Il più antico teatro del mondo dove i grandi della musica si sono ispirati ed hanno presentato le loro opere ci apre per le porte e ci fa viaggiare sulle “note” della storia. Il Teatro di San Carlo è stato costruito nel 1737, per volontà del Re Carlo III di Borbone fortemente intenzionato a dare alla città un nuovo teatro che rappresentasse il potere regio ed il progetto venne affidato all’architetto Giovanni Antonio Medrano, Colonnello Brigadiere spagnolo di stanza a Napoli, e ad Angelo Carasale, già direttore del San Bartolomeo, il quale completò la “real fabrica”. 
L’inaugurazione, avvenuta la sera del 4 novembre per l’onomastico del sovrano, sfoggia l’Achille in Sciro di Pietro Metastasio, con musica di Domenico Sarro e “due balli per intermezzo” creati da Gaetano Grossatesta e le scene di Pietro Righini.
Tra le ugole d’oro osannate dal pubblico si registrano i nomi di Vittoria Tesi, presente al San Carlo fin dall’inaugurazione, Angelo Amorevoli, Anna Lucia De Amicis, Celeste Coltellini, ma soprattutto del famoso “evirato cantore” del ‘700 nominato Farinelli.
Dai quattro Conservatori della città trae la sua linfa creativa che crea la punta di diamante del mondo musicale europeo e vivace nutrimento artistico per il San Carlo: la Scuola Napoletana ed a questa rivolsero il proprio sguardo attento e curioso artisti come Händel, Haydn e un giovane Mozart, affascinato nel 1778 da una Napoli “che canta e incanta” tanto da voler ambientare il I atto del suo ‘Così fan tutte’ tra le ridenti atmosfere di una storica “bottega del caffè” della città.
Incommensurabili maestri della Scuola Napoletana sono Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello a cui, nel 1787, viene dato il compito di sovrintendere all’Orchestra del San Carlo, procedendo ad una radicale riforma. Con l’ascesa al trono di Murat nel 1808 e la gestione di Domenico Barbaja, dal luglio del 1809, si apre il tempio delle grandi stagioni dirette da Rossini e Donizetti. Napoli splende tra le città di respiro europeo, con quasi mezzo milione di abitanti e il vivace flusso dei visitatori portata dalla voga del Grand Tour. 
Furono quegli gli anni della ristrutturazione del San Carlo che porta la firma dall’architetto e scenografo Antonio Niccolini (1772-1850), quale caposcuola del Neoclassicismo a Napoli interviene, a più riprese, sull’edificio che progressivamente acquisisce la fisionomia odierna. Così il Teatro acquisisce le connotazioni del tempio, diventando monumento-simbolo della città. Ora non ci resta che entrare nel Tempio della Musica e scoprire i segreti nascosti in un pentagramma d’Arte.