Paestum

L’antichità è l’aristocrazia della storia.
(Alexandre Dumas padre)

Sia Paestum che Velia sono la testimonianza tangibile delle parole di Dumas padre. Tutt’oggi questi due siti archeologici ci trasportano indietro nel tempo pur essendo circondati dal presente, rumoroso e scarno di bellezze. queste due realtà archeologiche si presentano come valle di salvezza dall’oscurantismo della cultura.

Paestum, con i suoi tre templi greci, costruiti tra VI e V sec. a.C., sono insieme a quelli di Atene ed Agrigento gli edifici templari meglio conservati dall’età classica. Sin dal ‘700 il luogo ha attirato viaggiatori ed artisti come Goethe, divenendo dal 1998 patrimonio dell’UNESCO.

La costruzione dei templi cominciò intorno al 600 a.C pochi decenni dopo la fondazione della città, che in origine si chiamava Poseidonia. A fondarla furono i coloni della città di Sibari (in Calabria) che si erano insediati a Sud del fiume Sele. Queste tre opere architettoniche sono sorte nella parte centrale della città, dove era collocato anche il “mercato” e si venerava la tomba (vuota, in realtà) del mitico fondatore di Paestum. I resti di caseterme botteghe che si possono vedere oggi sul sito risalgono in gran parte all’età imperiale (I-V sec. d.C.), mentre ignoriamo ancora molti aspetti dell’abitato greco.

Le più antiche testimonianze dell’insediamento greco sono state rinvenute nei santuari urbani, nelle tombe individuate fuori le mura e nel santuario di Hera Argiva alla foce del Sele, a 9 km circa da Paestum.

Nella seconda metà del V sec. a.C., la città viene conquistata da genti italiche, i Lucani (da alcune fonti) ma seppur stravolgono culturalmente il vissuto dei cittadini di Paestum la funzione dei templi è intatta. Nel 273 a.C. avviene un nuovo cambiamento incisivo, si istalla a Paestum una colonia latina.

A pochi miglia l’antica città di Elea (il suo nome dalla sorgente locale Hyele), che fu fondata intorno al 540 79 a.C. da un gruppo di esuli provenienti dalla città greca di Focea. La città, nota nel V sec. a.C. raggiunge un periodo di grande sviluppo in età ellenistica e in età romana (fine IV a.C. – V sec. d.C.), ed il suo nome viene modificato in Velia. Con il Medioevo l’abitato si ritira sull’Acropoli, dove viene costruito un castello.

Il percorso di questa area archeologica comincia dalla città bassa, dove gran parte degli edifici risalgono all’età ellenistica e romana. Tra questi un criptoportico a tre bracci di età augustea (27 a.C. – 14 d.C.), rifatto nel II sec. d.C., identificato come palestra o scuola medica o sacello del culto imperiale, viste le numerose statue ed erme di medici locali e di membri della famiglia imperiale qui rinvenute.

Presso la Masseria Cobellis, un altro edificio di carattere pubblico di età medio-imperiale, contraddistinto da un raffinato impianto scenografico, su due livelli, con ninfeo e vasca si sale verso  l’Acropoli, si trova il più antico abitato (VI sec. a.C.), di cui sono visibili i resti di abitazioni allineate lungo una strada.

L’area venne abbandonata nel V sec. a.C. per permettere di costruire edifici pubblici e sono parzialmente conservati un teatro di età romana, un tempio e un edificio con fronte porticata funzionale alle esigenze religiose. Del periodo medioevale periodo si conservano la Torre angioina, resti di mura e due chiese, la cappella Palatina e la chiesa di Santa Maria oggi antiquarium. Infine in cima alla collina vi è il Castelluccio, punto culminante del sistema difensivo di Velia.

Come avete potuto leggere, si potrà entrare nella storia delle origini con pochi passi, in cui si diventa signori della cultura.