Severino Sossio

Un viaggio tra la sacralità e la storia napoletana, una chiesa e un convento luogo religioso che si trasforma nel Grande Archivio Storico di Napoli. Nato nel periodo napoleonico (dicembre 1808) per concentrare in un sol luogo gli antichi archivi del Regno, ha vantato alla direzione illustri nomi, quali: Michele de Dominicis, Giuseppe Ceva Grimaldi Pisanelli di Pietracatella, Antonio Spinelli di Scalea ed altri, nonché maestranze notevoli. Costituito nel Convento dei Santi Severino e Sossio.

Le origini del complesso risalgono nel X secolo con i monaci benedettini, che qui si trasferirono per le continue incursioni saracene su Pizzofalcone dove si trovavano inizialmente e portarono le reliquie dei due santi: il martire Sossio compagno di S. Gennaro e del vescovo Severino.

Vari gli architetti che trasformarono il convento e la chiesa e così molti sono stati nei secoli i vari artisti che si sono alternati con opere all’interno. Di grande rilievo le opere di Belisario Corenzio, Cavalier d’Arpino, Lama, D’Auria, Imparato, Smet, Criscuolo, Onofrio De Leone, Marco Pino, Giovanni da Nola. Di quest’ultimo il gruppo monumentale funebre dei tre fratelli Sanseverino, con una storia di dolore materno e tradimenti, omicidi e giovani vite spezzate.

Dalla sagrestia si apre il monastero con i suoi tre chiostri monumentali e le 300 sale adibite ad Archivio di Stato. Al suo interno sono conservati e la più ampia e ricca raccolta documentaria dell’Italia meridionale, con volumi, opuscoli, manoscritti, atti ufficiali, pergamene e documenti riguardanti la città di Napoli dal X secolo all’epoca moderna; il tutto circondato da opere d’arte di tantissimi artisti, spicca il ciclo di affreschi, della scuola umbro-marchigiana di Antonio Solario, raffiguranti le Storie della vita di San Benedetto.