S. Pietro Aram

La Basilica di San Pietro ad Aram è molto nota perché, secondo la tradizione, custodirebbe l’Ara Petri, ovvero l’altare su cui pregò San Pietro durante la sua venuta a Napoli. La fino all’Ottocento era affiancata da un chiostro monumentale, ma la costruzione del Corso Umberto negli anni del Risanamento fu distrutta nella parte conventuale e i chiostri.

Per la sua particolare antichità papa Clemente VII le concesse il privilegio di poter celebrare il Giubileo un anno dopo quello di Roma,in modo da evitare un eccessivo affollamento nella capitale pontificia, ma anche per evitare al popolo napoletano l’allora faticoso viaggio. Secondo la leggenda la chiesa è sorta sul luogo dove San Pietro aveva battezzato Santa Candida e Sant’Aspreno, i primi napoletani convertiti, come narra anche l’affresco nel vestibolo.

La facciata della basilica è in un sobrio stile neoclassico, ma all’ingresso laterale è stato montato l’ingresso dell’Arte della Lana. Nel vestibolo vi è l’altare in marmo di S. Pietro con iscrizione angioina e colonnine sveve, sormontato dal baldacchino di Giovan Battista Nauclerio. Sull’altare della prima cappella sulla destra vi è il rilievo con la Madonna delle Grazie di Giovanni da Nola; la tela con il Giubileo è opera di Wenzel Cobergher, del 1594.

Moltissimi autori e grandi opere dal Diano, al Vaccaro, allo Stanzione e di un giovane Luca Giordano. Dal transetto sinistro si scende nella cripta, che in seguito ai restauri del 1930 si rivelò essere una chiesa paleocristiana che con le sue tre navate, articolate con colonne monolitiche in marmo, conserva resti di corpi che divennero per lungo tempo parte di un culto popolare che cadde nella blasfemia e superstizione, come avvenne al Cimitero delle Fontanelle. In fondo vi è il pozzo di Santa Candida, dove si poneva la reliquia, oggi conservata in sagrestia, e dove sono seppelliti i primi cristiani napoletani.