Sperlonga

In quella che una volta faceva parte della Terra di Lavoro, ovvero Gaeta e Sperlonga, oggi diviene metà balneare ma soprattutto turistica con la scoperta della Villa di Tiberio. Questa grande villa romana, appartenuta nel I secolo d.C. all’imperatore romano, costruita su diverse terrazze rivolte verso il mare.

 Le prime strutture sono relative ad una villa di epoca tardo-repubblicana, forse appartenuta a Aufidio Lurco, nonno materno di Livia. La villa vera e propria conserva una serie di ambienti intorno ad un cortile porticato, tra i quali sono compresi ambienti di servizio, più volte ristrutturati, una fornace e un forno per la cottura del pane. Inoltre, vi fu aggiunta un lungo portico a due navate e la grotta naturale che venne parzialmente trasformata con interventi in muratura e la collocazione di sculture.

Una vasta cavità principale, preceduta da una ampia vasca rettangolare, cioè peschiera con acqua marina, al cui centro era stata realizzata un’isola artificiale che ospitava la caenatio, ovvero la sala da pranzo estiva. La vasca comunicava con una piscina circolare del diametro di 12 m, posta all’interno, dove era stato collocato il gruppo di Scilla.

A sinistra un ambiente con un triclinio, e a destra un ninfeo con cascatelle e giochi d’acqua, in fondo al quale si apriva una nicchia che ospitava il gruppo dell’accecamento di Polifemo. Tra la piscina circolare e la vasca quadrata erano collocati due gruppi scultorei più piccoli: il Rapimento del Palladio e il gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille. Una scultura con Ganimede rapito dall’aquila di Zeus era invece posta in alto sopra l’apertura della grotta. Questi frammenti e reperti oggi fanno parte dell’annesso Museo Archeologico di Sperlonga, insieme a vasellame e altri preziose testimonianze.

Continuando la visita risalendo la Montagna Spaccata  per arrivare al Santuario della Santissima Trinità o Santuario della Montagna Spaccata, che sorge sul pendio dell’imponente promontorio detto Monte Orlando.  santuario costruito sulla nuova concezione del monachesimo di San Benedetto da Norcia e  del precetto del lavoro intellettuale o manuale: “Ora et labora“.
La leggenda vuole che San Filippo Neri avesse vissuto all’interno della Montagna Spaccata dove esiste un giaciglio in pietra nota ancora oggi come “il letto” di San Filippo Neri”. Così la visita alla “Grotta del Turco”, collegata sia ad un’antica tradizione religiosa secondo cui venne alla luce al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme, sia a diverse credenze popolari. Fra queste, ci sarebbe l’impronta della mano traslucida impressa nella roccia, di un marinaio turco sulla roccia che divenne cera appena posò la mano perché miscredente.