Palazzo Reale

Sito in Piazza del Plebiscito, fu la residenza storica dei viceré spagnoli per oltre centocinquant’anni, della dinastia borbonica dal 1734 al 1861, interrotta solamente per un decennio all’inizio del XIX secolo dal dominio francese con Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, e, a seguito dell’Unità d’Italia, dei Savoia. Ceduto nel 1919 da Vittorio Emanuele III di Savoia al demanio statale, è adibito principalmente a polo museale, in particolare gli Appartamenti Reali, ed è sede della Biblioteca Nazionale che, con oltre due milioni di testi, è la biblioteca più importante del sud Italia, nonché una delle prime a livello mondiale.

Il Palazzo Reale è stato costruito a partire dal 1600, per raggiungere il suo aspetto definitivo nel 1858: fu progettato, in origine, dall’architetto Domenico Fontana, su commissione del viceré spagnolo Fernando Ruiz de Castro Conte di Lemos che decise di costruire un nuovo palazzo in onore di Filippo III d’Asburgo, per ospitarlo in vista di una sua imminente visita; il re di Spagna però non sarebbe mai venuto a Napoli. L’area scelta fu quella a ridosso della collina di Pizzofalcone, in posizione dominante il porto (che si sarebbe rivelata un’ottima via di fuga per il re in caso di attacco nemico), accanto al  vecchio palazzo Vicereale voluto da Pedro Alvarez de Toledo (viceré cinquant’anni prima), utilizzando una parte dei giardini di quest’ultimo. Inoltre, il vasto spiazzo che si apriva di fronte all’ingresso principale, poteva essere utilizzato per accogliere i sudditi nelle feste e nelle occasioni importanti.

Nel corso dei secoli lavorano al progetto i più importanti architetti attivi nel regno come Giulio Cesare Fontana, Bartolomeo Picchiatti, Onofrio Gisolfi, Francesco Antonio Picchiatti, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando Sanfelice, Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Antonio Niccolini e Gaetano Genovese.

Con l’Unità d’Italia, come detto, il palazzo diventa residenza napoletana di Casa Savoia. La Seconda Guerra Mondiale causa alcuni danneggiamenti, poi sistemati negli anni successivi, e anche la caduta della monarchia  determina la dispersione di alcuni arredi. Gli ultimi restauri risalgono al 1994, allorché il Palazzo ospitò i lavori del “vertice” del G7 (i Sette Paesi più industrializzati del Mondo).

Visitabili all’interno del Palazzo: l’Appartamento Storico, adibito a museo, che racchiude tra le tante sale: il Teatro di Corte, la Sala del Trono, la Sala d’Ercole, la Cappella Palatina dedicata all’Assunta, che racchiudono capolavori d’arte prestigiosi realizzati dai più noti pittori del periodo borbonico quali Guercino, Andrea Vaccaro, Mattia Preti, Massimo Stanzione, Francesco De Mura, Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Filippo e Nicola Palizzi e Consalvo Carelli.   

La facciata principale del Palazzo Reale fino al 1843 era congiunta a quella del palazzo Vicereale, poi abbattuto ed è realizzata in mattoni di cotto rosato, piperno e pietra vulcanica dei Campi Flegrei. All’interno della  muratura furono aperte delle nicchie, nelle quali, dal 1888, si posero le statue dei principali regnanti di Napoli, con l’intento di rappresentare una continuità della dinastia sabauda con la storia napoletana; da sinistra verso destra si riconoscono: Ruggero II di Sicilia opera di Emilio Franceschi, Federico II di Svevia di Emanuele Caggiano, Carlo d’Angiò di Tommaso Solari,  Alfonso V d’Aragona di Achille D’Orsi, Carlo V d’Asburgo di Vincenzo Gemito, Carlo III di Spagna di Raffaele Belliazzi, Gioacchino Murat di Giovanni Battista Amendola e Vittorio Emanuele II di Savoia di Francesco Jerace.