Cartiere

La Carta di Amalfi prodotta a mano nella Valle dei Mulini  è stata in passato una delle attività principali degli amalfitani. La produzione della Carta di Amalfi inizia tra il XII e il XIII. Ad importare la carta in occidente furono probabilmente gli arabi che avevano imparato le tecniche di lavorazione dai cinesi. Gli amalfitani si dimostrarono piuttosto abili nell’apprenderne l’arte dei “magistri in arte cartarum” dando origine così alla produzione famosa in tutta Italia e nel mondo. In un epoca dove l’elettricità non esisteva ancora, l’energia idraulica ricavata dal fiume Canneto si rivelò molto più utile.

La carta era chiamata “charta bambagina”, o Carta di Amalfi  che continuò ad essere prodotta e apprezzata per secoli, verso la fine del ‘700 la Valle dei Mulini contava circa 16 cartiere che si nascondevano tra agrumeti e cascate d’acqua, uno scenario surreale che ha attirato artisti e poeti accorsi da tutte le parti del vecchio continente per raccontarlo. La produzione della carta fu molto diffusa anche  nelle valli di Maiori Minori che, insieme ad Amalfi, ancora oggi conservano numerosi resti monumentali di questa attività, luoghi suggestivi da visitare e consigliati agli amanti delle escursioni e dell’archeologia industriale.

Il Museo della Carta di Amalfi nasce da una antica ed oggi ex cartiera dal Cav. Nicola Milano, che ne era lo storico proprietario, per la diffusione e della divulgazione dell’antica arte. Durante la visita guidata si può assistere anche alla realizzazione dei fogli a mano e vedere in azione gli antichi mulini azionati dalle acque del torrente Canneto.