Sessa Aurunca

Il Teatro romano di Sessa Aurunca fu costruito nel II secolo a.C. e fu poi fatto ampliare e migliorare da Matidia minore, cognata dell’imperatore Adriano, quattro secoli dopo. In seguito fu abbandonato e progressivamente sepolto sotto il terreno, fino agli anni ’20 del XX secolo, quando i lavori cominciarono sotto la guida dell’archeologo Amedeo Maiuri; interrotti per la II guerra Mondiale, questi furono poi veramente ripresi solo nel 1999 e terminati nel 2003.

È il secondo teatro romano più grande della Campania dopo quello di Napoli; la costruzione del teatro risale al II-I secolo a.C. dei successivi tre secoli si sa ben poco: è però noto che esso fu danneggiato da un grave terremoto e rimase abbandonato fino a quando la suddetta sorella della moglie dell’imperatore Adriano Vibia Sabina, ordinò e finanziò i lavori di ampliamento e di restauro degli edifici nel II secolo d.C., facendosi in cambio raffigurare come la ninfa Aura.

Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, il teatro divenne un cumulo di rovine anche a causa di un precedente nuovo terremoto (avvenuto nel 346), che però causò il crollo di tutta la struttura e il definitivo abbandono dell’edificio. Dopo otto secoli di degrado fu però riscoperto; ma gli uomini del XII secolo vedevano quel teatro solo come una fonte di materiale per la costruzione del Duomo e di altri edifici, e diedero il via a vere e proprie spoliazioni che cancellarono irrimediabilmente l’aspetto originario (gli effetti sono visibili ancora oggi).

Dopo la fine dei lavori per la cattedrale, la vegetazione ebbe definitivamente la meglio e la struttura scomparve per altri otto secoli. Il teatro fu costruito su di una collina per sfruttarne la naturale inclinazione e la cavea ha 110 metri circa di diametro e poteva contenere tra i 6000 e i 7000 spettatori. L’edificio scenico aveva una lunghezza di 40 metri e un’altezza di 24, ed era composto di tre ordini soprapposti di 84 colonne. I marmi usati erano pregiati e venivano da varie parti dell’Impero, come la Numidia o Carrara. Dietro le scene si può ancora trovare la latrina degli attori, risalente al III secolo d.C. .

Adiacente al teatro si trova un criptoportico risalente circa all’età siliana; si presuppone che venisse usato dagli attori per spostarsi da un luogo all’altro; tuttavia, sono state trovate sui muri numerose iscrizioni in greco e latino, tra cui anche alcuni versi vergiliani, che lasciano presupporre il suo utilizzo come scuola e Gymnasium.