Il re Ferdinando di Borbone, nel 1817, acquistò la Villa e i giardini per destinarla a residenza estiva della moglie morganatica Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di Floridia, sposata in Sicilia nel 1814, tre mesi dopo la morte della regina Maria Carolina. La ristrutturazione dell’intero complesso, che comprendeva un piccolo casino, l’attuale Museo, ed una coffee-house, l’odierna Villa Lucia, nonché il Parco fu affidata all’architetto Antonio Niccolini che vi lavorò dal 1817 al 1819.
Niccolini concepì un edificio con corpo centrale rettangolare e due bracci perpendicolari e simmetrici, rivolti a settentrione. Inoltre, aggiunse, all’ingresso centrale dell’edificio una piccola area porticata, per la sosta delle carrozze, soluzione architettonica già adottata per il Teatro San Carlo. Per la facciata meridionale, che risultava su tre livelli per l’accentuata pendenza del terreno, il Niccolini elaborò per il piano seminterrato un basamento in pietra lavica con una scalinata marmorea a doppia rampa, che raccorda l’edificio al parco circostante, aprendosi sul suggestivo panorama della città. Sfruttando il naturale andamento del terreno degradante verso il mare, ridisegnò le aree esterne, alternando ampi prati e aiuole con quinte scenografiche a zone ‘a boschetto’ e terrazzamenti scoscesi. Ideò, inoltre, un teatrino all’aperto, un tempietto ionico, le serre ed alcune grotte per animali esotici: unici elementi architettonici ancora oggi esistenti nell’attuale area del Parco.
Dopo la morte della duchessa di Floridia, nel 1826, gli edifici monumentali ed il Parco subirono numerose trasformazioni e divenne il Museo Duca di Martina, sede dal 1931 di una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative, comprende oltre 6ooo opere di manifattura occidentale ed orientale, databili dal XII al XIX secolo, il cui nucleo più cospicuo è costituito dalle ceramiche: del Settecento, Meissen, Doccia, Napoli e Capodimonte, porcellane francesi, tedesche ed inglesi ed la notevole collezione di porcellane cinesi di epoca Ming (1368- 1644) Qing (1644- 1911) e Giapponesi Kakiemon ed Imari. Oltre ad alcuni dipinti, avori, smalti, tartarughe, coralli e bronzi di epoca medioevale e rinascimentale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri e cristalli dei secoli XV-XVIII, mobili, cofanetti e oggetti d’arredo.
La Villa Florida resta tutt’ora per i napoletani un luogo ameno e accogliente.