Un viaggio nella cittadina di origini romane ma che raggiunse il proprio massimo splendore nell’XI secolo: Amalfi.
In seguito alla tragica morte di Sicardo e la lotta per la successione al Principato di Benevento, gli amalfitani si ribellarono riuscendo a cacciare il presidio longobardo ed il 1º settembre 839 Amalfi otteneva l’autonomia amministrativa divenendo Ducato.
Nel 1131 fu conquistata dai Normanni e nel 1135 e 1137 saccheggiata dai pisani. Nel 1343, poi, una tempesta con conseguente maremoto distrusse gran parte della città. Luogo dal grande fascino, dove nacque ad opera di un concittadino la bussola.
Particolarmente fiorente nella storia della città e viva in due cartiere residue sulle molte presenti ed ormai in rovina, vi nacque l’industria cartaria, legata alla produzione della pregiata carta di Amalfi.
Ad arricchire la cittadina vi è il Duomo, o meglio, Cattedrale di Sant’Andrea, sede vescovile dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni. Secondo una leggenda, san Francesco d’Assisi si recò nel 1218 in questo edificio per venerare le reliquie dell’apostolo ivi custodite e rimase in città per due anni. In tale occasione fondò il convento di Santa Maria degli Angeli, poi dedicato a Sant’Antonio.
La cattedrale fu, invece, voluta dal duca Mansone I a partire dall’anno 987 accanto a quella del IX secolo. In quei tempi i due luoghi di culto venivano ad essere officiati contemporaneamente come avveniva in tutte le chiese paleocristiane della Campania. Ben presto le due chiese, entrambe a tre navate, furono unite e formarono così un’unica chiesa in stile romanico a sei navate. A partire dal 1266 le navate si ridussero a cinque a seguito dell’abbattimento della navata sinistra della chiesa più antica per consentire la costruzione del chiostro del Paradiso.