Questo percorso straordinario si sviluppa sotto la città di Napoli, nel quartiere Sanità, in due parti: le Catacombe di S. Gennaro e le Catacombe di S. Gaudioso. Le Catacombe di san Gennaro si compongono di due livelli. Il nucleo originario è da individuare nell’ampliamento, avvenuto tra la fine del II e gli inizi del III secolo,
il cosiddetto “vestibolo inferiore“. Da esso si sono sviluppati gli ambulacri della catacomba inferiore. La catacomba superiore ebbe varie fasi di sviluppo, che oggi chiamiamo “vestibolo superiore“, noto per gli affreschi della volta della fine del II secolo e dalla cripta dei vescovi e la maestosa basilica major, una vera e propria basilica sotterranea; la prima, ubicata presso la tomba di San Gennaro dove vennero sepolti alcuni dei primi Vescovi napoletani,
la seconda realizzata quando, nel secolo V, fu traslato il patrono. La cosiddetta basilica major è a tre navate, con affreschi del V-VI secolo ed scavata interamente nel tufo. Per ritrovarsi all’Ospedale San Gennaro fuori le mura. Passeggiando lungo il Borgo della sanità, tra vicoli e palazzi, ci si ritrova sotto il Ponte napoleonico, costruito a discapito della chiesa. Dalla Basilica di S. Maria della Sanità si accede alle Catacombe di San Gaudioso.
Queste tombe sacre ospitavano inizialmente le spoglie del vescovo tunisino San Gaudioso, giunto a Napoli probabilmente nel 439 in seguito alla persecuzione dell’ariano re dei Vandali, Genserico. La traslazione delle sue reliquie nella città nel IX secolo determinò l’abbandono del luogo, fino al XVI secolo in cui fu ritrovata la più antica immagine mariana napoletana del V-VI secolo.
Elemento peculiare è la sepoltura dei crani incassati nelle pareti dell’ambulacro e l’apertura, al di sotto della cripta, destinata alla realizzazione dei seditoi, chiamati “cantarelle” o “scolatoi”, scavati nel tufo con un vaso sottoposto, così da lasciar disseccare i corpi, appunto scolare.
Ai lati dell’ambulacro si aprono cubicoli con pregevoli arcosoli dipinti o mosaicati. insomma un sottosuolo che contiene come uno scrigno i tesori dell’arte cristiana della città di Napoli.